L’area denominata D, oggetto di scavo dal 2007 al 20091, si estende lungo il pendio orientale della collina di Villa Magna, a est della Chiesa di San Pietro e ca. 500 m a nord del Casale (Fig. 1). La decisione di aprire questo nuovo settore è derivata dalle indagini magnetometriche2 che avevano evidenziato in quest’area una serie di ambienti disposti a scacchiera (Fig. 2).
L’area, adibita ad uso agricolo, è interessata in maniera omogenea da un pendio che, da piuttosto marcato a ovest, si fa progressivamente sempre meno accentuato verso est: questo andamento è ricollegabile nella stratigrafia ad uno strato superficiale di humus piuttosto poderoso, che ricopre le strutture antiche nel settore occidentale e si fa via via più sottile nel settore orientale.
Il terreno, tuttora coltivato ad erba medica, dimostra di essere stato soggetto ad uso agricolo in maniera continuativa, viste le tracce di aratura che incidono profondamente le creste dei muri e la superficie dei battuti di alcune stanze del settore orientale, andandone ad asportare gli strati di distruzione che originariamente li ricoprivano e che si sono maggiormente preservati verso ovest e verso sud, grazie alla maggiore quantità di humus superficiale.
Le campagne di scavo hanno portato in luce un settore della villa interessato dalla presenza di una strada basolata fiancheggiata dalla struttura individuata in magnetometria; in un’area di boscaglia situata ai piedi del pendio è stata segnalata la presenza di alcuni basoli, non in situ, in corrispondenza dell’andamento della strada. Alcune strutture, impiantatesi sull’edificio ormai in disuso, evidenziano una continuità di vita della zona, caratterizzata da fasi alterne di vita e abbandono che si articolano, in base ai materiali associati, dal III al VII secolo d.C.
Storia dello scavo
Durante la prima campagna di scavo del 2007 è stata aperta un’area di 10 x 15 metri, che ha messo in luce un tratto di strada basolata 5015=5025 orientata est–ovest, un profondo fossato 5004/(5003) ampio ca. 2 m che taglia interamente lo scavo da nord a sud fino all’argilla sterile e parte dell’edificio evidenziato dalla magnetometria, che presenta il medesimo orientamento della strada.3 Si è quindi operato un ulteriore allargamento di 2 m verso ovest e di 5 m verso nord, per comprendere meglio la pianta dell’edificio e la natura di un accumulo di pietre e terra di dimensioni e spessore piuttosto importanti (5005), che risultava coprire le strutture lungo tutto il lato occidentale del saggio (Fig. 3).
La campagna 2008, oltre allo scavo fino alle superfici d’uso degli ambienti rivelati l’anno precedente, ha comportato altri ampliamenti (Fig. 4):
- l’apertura di 5 m in direzione nord, per verificare la planimetria delle strutture visibili in traccia sul terreno alla fine della campagna precedente: la pianta delle strutture già individuate, inizialmente limitata a un ambiente porticato (Amb. 2)4 e a quattro ambienti quadrangolari posti immediatamente a nord di esso (Amb. 5–6–7–8), si è ulteriormente arricchita giungendo ad identificare un corridoio o vicolo (Amb. 9) al cui centro si trova una canaletta, e altri ambienti quadrangolari, speculari ai precedenti (Amb. 11–12–13–14–15).
- l’ampliamento di 9 m verso ovest, per cercare il limite occidentale dell’edificio: esso ha rivelato la continuazione dell’accumulo di macerie (5005) che riempie e copre gli ambienti e, verso il limite occidentale del saggio, la presenza di un taglio, 5175/(5174), parallelo al fossato 5004 ma di forma più irregolare;
- l’apertura di un’area di 10 x 5 m nell’angolo sud-occidentale del saggio, per verificare l’andamento della strada: ne è emerso lo strato di preparazione tagliato da una canaletta con orientamento est–ovest a cui si sovrappone parzialmente, nell’angolo sud dell’area, una struttura di forma quadrangolare (Amb. 17).
La campagna di scavo 2009, infine, ha cercato di fare il punto della situazione sulle molteplici domande createsi nel corso delle campagne precedenti (Fig. 5):
- è stato operato un allargamento verso nord-ovest di 9 x 6 m per comprendere i limiti e la natura della fossa 5175, individuata nel 2008 lungo il limite occidentale del saggio e cercare il limite occidentale dell’edificio (Fig. 6);
- nell’area occidentale del saggio è stata operata la rimozione integrale dello strato di distruzione presente all’interno della strada (Amb. 1) del portico (Amb. 2), di alcune stanze (Amb. 4, 25, 28) e del vicolo-corridoio (Amb. 18=Amb. 9)5 fino ai livelli d’uso;
- presso l’angolo nord-orientale del saggio è stato operato un allargamento di 8 x 6 m in direzione nord e 3 x 11 m in direzione est, per cercare i limiti settentrionale e orientale dell’edificio e chiarirne le prime fasi di utilizzo;
- è stato ripreso l’allargamento sudoccidentale operato nel 2008, per chiarire il rapporto stratigrafico dell’Ambiente 17 rispetto alla strada.
Con l’allargamento di 9 x 6 m operato a ovest, la pianta dell’edificio è stata ulteriormente ampliata (anche se rimane incerto il limite occidentale) e sono state individuate alcune strutture relative a una fase cronologicamente successiva [5236], [5237]. All’interno del portico (Amb. 2) e della stanza immediatamente a nord di esso (Amb. 4) è stata identificata una sequenza stratigrafica più complessa e articolata rispetto agli altri ambienti, che comprende un riutilizzo dell’area in un momento successivo al suo primo abbandono.6 Si è inoltre potuto notare che gli Ambienti 3, 10, 25 presentano una superficie maggiore (quasi doppia) rispetto agli altri ambienti. Gli Ambienti 3 e 10 sono rimasti non scavati.
Dall’allargamento nord-orientale è emerso il limite settentrionale dell’edificio con la fossa di fondazione del muro perimetrale, mentre permangono dubbi sul limite orientale. Da questa area (Amb. 13, 23, 24), provengono alcune sepolture di infanti, che paiono appartenere ancora a una fase di occupazione dell’area.7
Nel gennaio 2012 è stata scavata una piccola trincea per determinare l’estensione occidentale della struttura e da essa è diventato evidente che il corridoio/vicolo era aperto verso ovest. In questa trincea sono state rinvenute le uniche tracce di occupazione in età medievale dell’area D.
Qui di seguito si riportano le fasi ipotizzate nella sequenza stratigrafica del settore indagato:
- I fase costruzione della prima strada e del muro limite del lato settentrionale, II sec. d.C.
- II fase distruzione del muro e costruzione della strada basolata e dell’edificio, ca. 250–470 d.C.
- III fase costruzione della porta e delle strutture lungo il lato meridionale della strada, ca. 350–450 d.C.
- IV fase primo abbandono e distruzione dell’edificio, ca. 470–550 d.C.
- V fase riutilizzo parziale dell’edificio e costruzione del largo edificio rettangolare con le vasche, ca. 550–600 d.C.
- VI distruzione delle strutture della rioccupazione della strada e del largo edificio rettangolare, ca. 600 d.C.
- VII fase creazione del fossato, ca. 600 d.C.
- VII fase costruzione di alcune capanne con relative buche di età altomedievale
- VIII fase attività non determinabili (occupazione?) in età medievale
Qui vengono presentate le evidenze relative alla fase originale di occupazione e al collasso della struttura (Fasi I–IV). Le fasi V–VIII sono presentate separatamente nella sezione relativa alla Tarda Antichità.
Fase I: costruzione della prima strada e del muro che ne delimita il lato settentrionale
Grazie alla sezione creata dal taglio del fossato 5004, si è potuta ricostruire l’esistenza di una prima fase della strada, costituita da uno strato omogeneo composto da pietre e ciottoli, di consistenza piuttosto dura (5231)=(5462), fondato direttamente sull’argilla naturale della collina (5020) (Fig. 7). Sulla sua datazione non abbiamo elementi, se non il terminus ante quem dato dalla costruzione della strada basolata.
In un momento successivo la prima strada viene tagliata, 5464/(5463=5230), lungo il margine settentrionale per l’impianto di un muro realizzato in cementizio con malta di colore grigiastro e pietrame di modesta pezzatura [5021]=[5022]. Le caratteristiche tecniche e l’orientamento sono diversi rispetto alle altre murature; il fatto che sia stato rinvenuto rasato e coperto dalla sua stessa distruzione (5230), a sua volta obliterata dallo strato inferiore di preparazione della strada basolata (5017) fa supporre che la sua funzione (di contenimento della strada o di recinzione per un edificio non trovato posto a nord), si fosse esaurita al momento del nuovo impianto. Anche in questo caso non ci sono elementi che ne permettano una datazione precisa, benché la tecnica di costruzione suggerisca una datazione in epoca repubblicana (Andrews infra).8 Sia la strada ciottolata che il muro sono da mettere quindi in rapporto con la sistemazione del territorio prima della costruzione della villa imperiale.
Fase II: distruzione del muro [5021]=[5022] e costruzione dell’edificio e della strada basolata
In un momento successivo, non databile con precisione, la struttura muraria [5021]=[5022] viene distrutta, come appare nella sezione creata da 5004; lo strato di distruzione del muro (5230) viene coperto dalla costruzione della nuova strada (Amb. 1), composta da due strati di preparazione, quello inferiore di colore giallastro e a matrice sabbiosa ricca di ciottoli (5017)=(5027), quello superiore di colore nero e a matrice terrosa, ricco di frammenti ceramici (5016)=(5026), coperti da una pavimentazione regolare composta da basoli calcarei bianchi di grandi dimensioni e forma poligonale 5015=5025, ampia ca. 6.80 m e orientata est–ovest (Fig. 8). Su entrambi i lati non è stata rinvenuta traccia di crepidine; il lato sud, individuato nell’allargamento meridionale, era fiancheggiato da una canaletta con spallette in cementizio [5279], [5455] e fondo composto da laterizi [5456] (Fig. 9).
Figura 11. Pianta della struttura con la numerazione delle stanza (in nero) e la pianta originale proposta (in grigio) (Margaret Andrews).
La costruzione della nuova strada dovrebbe essere coeva alla costruzione dell’edificio immediatamente a nord, come dimostra il fatto che i basoli sembrano rispettare le basi delle colonne del portico (Fig. 10).
Riguardo alla strada non sembra si registrino particolari interventi, anche se lungo il margine occidentale del saggio emergono dalla sezione alcuni basoli di basalto (5217), forse utilizzati per una riparazione o per una ulteriore fase costruttiva.
Lungo il lato settentrionale del basolato viene costruito un edificio composto da più blocchi di cui si può ricostruire quasi interamente la pianta: un porticato affacciato direttamente sul piano stradale, fiancheggiato da una prima serie di stanze modulari, un vicolo e altre due serie di stanze modulari, poste su due file, speculari alla prima serie a nord del porticato (Fig. 11).
Nell’allargamento del 2009 si è potuto indagare il limite settentrionale dell’edificio che ha dato alcune informazioni interessanti per la cronologia della struttura: la fossa di fondazione 5398 del muro perimetrale [5249] taglia direttamente l’argilla sterile (5308) e dopo la costruzione della struttura risulta essere stata colmata con la stessa argilla asportata, presentando lungo il limite settentrionale del taglio una inzeppatura regolare realizzata con ciottoli che sembrano delimitare il taglio stesso (5399) (Figg. 12, 13). Un primo strato di macerie (5356) accumulatesi a ridosso della struttura e sopra il riempimento della fossa di fondazione permette di datare con un margine abbastanza preciso la fondazione della struttura al III secolo d.C., forse già entro la prima metà. Al di sopra si sviluppa una stratigrafia composta da uno strato di sedimenti naturali (5337), interessato da una sequenza di due tagli 5311, 5328, probabilmente attuati per il drenaggio delle acque meteoriche, riempiti da strati ricchi di ceramica di uso domestico (5469), (5310), (5309), (5257) che permettono di ricostruire una vita dell’edificio fino alla seconda metà del V secolo d.C. A ridosso di [5249], entro (5257), è venuto in luce un taglio 5270 al cui interno, oltre al riempimento (5271) era presente una sepoltura infantile (5269*) che sembra riferibile alle ultime fasi di vita dell’edificio, mentre rimane di incerta funzione un altro taglio 5286 realizzato in (5257) presso l’angolo sud-ovest di [5249] contenente un riempimento (5288) composto da ossa animali e materiale da costruzione (Figg. 14, 15).
Descrizione dell’edificio
Il porticato
Direttamente sul basolato stradale si affaccia un porticato (Amb. 2) (Fig. 16), di cui si conservano sei basi di pilastri inserite nel piano stradale [5032], [5080], [5083], [5213], [5393] e [5467] (non in situ), composte da un nucleo in cementizio, rincalzato sui lati da pietre legate da malta, su cui poggia un laterizio bipedale; in un caso [5393] si conserva parte dell’alzato, costituito da un fusto squadrato di tartara (Fig. 17). La scarsa quantità dei resti relativi a queste strutture non permette attualmente di ricostruirne l’alzato originale: i frammenti di una parasta in marmo bianco (5142) e di una colonna di granito (5426) trovati nello strato di distruzione relativa alla rioccupazione di VI secolo d.C. non sembrano essere pertinenti, vista la generale povertà del resto delle strutture. Il piano di calpestio segue il profilo della collina. La natura della pavimentazione è sconosciuta, essendo stata rimossa durante la più tarda fase di rioccupazione. Alcuni lacerti di muro rinvenuti riutilizzati nelle fasi successive (5294) presentano tracce di intonaco bianco con fasce di colore rosso (Fig. 18).9 Si tratta verosimilmente del muro di fondo del portico [5007]=[5008], che isolava completamente la strada dal resto dell’edificio (non ci sono infatti indizi di accessi diretti tra la strada e l’edificio). Il tetto sembra essere stato composto da tegole riutilizzate abbondantemente nella fase più tarda, in particolare nell’area orientale del portico e nell’area adiacente della strada (5002).
Il vicolo (Amb. 9=18)
Posto tra le strutture murarie [5037]=[5059]=[5210]=[5220] a sud e [5086]=[5209] a nord, largo ca. 3 m, un passaggio (Fig. 19) divide i due blocchi di stanze modulari che costituiscono il nucleo fondamentale dell’edificio. Presenta per tutta la sua lunghezza al centro del piano di calpestio, costituito da un battuto di argilla simile a quello delle stanze adiacenti, una canaletta di scolo/raccolta delle acque piovane, di cui sono state rilevate almeno tre fasi di costruzione, corrispondenti alla vita dell’edificio. La prima presenta un taglio regolare 5193/(5051) in cui sono state inserite due spallette in muratura [5191]=[5192] e fondo in laterizi [5425] (s.v. Fig. 19); le altre due fasi, dovute a un probabile innalzamento del piano di calpestio, sono molto più irregolari e utilizzano elementi di reimpiego, laterizi, basoli e anche frammenti di marmo, verosimilmente provenienti da altre strutture della villa.
La seconda fase, di cui si distingue un taglio 5052/(5128)=(5322) all’interno del quale sono stati inseriti elementi di reimpiego (basoli, frammenti di lastre marmoree) come spallette [5190]=[5189] (Fig. 20), presenta all’interno una struttura in cementizio quadrangolare con un foro centrale [5194] (Fig. 21), interpretabile come punto di scarico delle acque dai piani superiori. Un’altra struttura in cementizio di forma quadrangolare meno conservata [5363], un frammento di anfora posta verticalmente (5149), inserita in un taglio 5148, anch’essa probabilmente relativa allo scarico delle acque e alcune tegole (5147) inserite tramite il taglio 5146 nel piano di calpestio (5181), forse fanno parte di un sistema di collegamento della canaletta con gli ambienti adiacenti.
L’ultima fase (Fig. 22), meglio conservata nell’area occidentale del vicolo, presenta un taglio 5172/(5400) abbastanza regolare all’interno del quale sono stati inseriti frammenti di marmo in funzione di spallette [5154]=[5153]=[5402]=[5208]=[5207] e una copertura, sempre in frammenti di marmo reimpiegati [5152]=[5401] (Figg. 23, 24). Riferibili a questa fase sono due strutture in cementizio [5211] [5408] poste sul piano di calpestio relativo 5182=5181 e probabilmente destinate alla raccolta d’acqua. Lungo il lato nord di [5037], in corrispondenza degli Ambienti 6 e 7, una struttura in cementizio di forma rettangolare [5038], viene interpretata come base di scala per l’accesso al piano superiore (Fig. 25).
L’edificio ‘a scacchiera’
L’edificio principale è composto da due blocchi. Quello a sud comprende il portico e una prima fila di stanze modulari (Amb. 3–8, dim. ca. 3 m x 3.20 m) fiancheggiate a nord dal vicolo (Amb. 9=18) che le divide da due file di stanze ad esse simmetriche (Amb. 10–15, 19–28, 30–31, dim. ca 3.20 x 3.20 m). Gli Ambienti 3, 10, 25 risultano di dimensioni maggiori (ca. 3.20 x 5.20 m). La fila di stanze adiacente al portico non ha restituito porte di accesso diretto al vicolo, probabilmente perché i muri sono conservati solo in fondazione. Le stanze settentrionali, meglio preservate in alzato, sembrano conservare tracce di soglie (rimangono i probabili tagli di alloggiamento nelle murature) che si aprivano sul vicolo. Nell’unico caso conosciuto (Amb. 14 e 23) la stanza sul lato del vicolo era in comunicazione con quella retrostante.10 Non sono state riconosciute porte che si aprono sull’esterno a nord della struttura.
Il piano d’uso degli ambienti era un battuto11 composto da argilla di colore rossastro compatta quasi priva di inclusi, affine all’argilla naturale della collina.12 All’interno degli ambienti sono state rinvenute buche per l’alloggiamento di dolia e olle di medie dimensioni, talvolta foderate da uno strato di malta13, tracce di focolari14 e numerosi frammenti di macine.15 Quattro su cinque dei vani scavati della parte sud dell’edificio presentano buche per l’inserimento di dolia; la fila di stanze a nord del vicolo, al contrario, presenta una sola possibile buca per dolio, ma diversi focolari. Infine, la Ambiente 23, l’unica scavata tra le stanze del lato nord, ha una buca per l’inserimento di un dolio. Questo farebbe pensare che l’edificio si componga di suite di due stanze nella parte nord, mentre tutte le funzioni sono combinati nella parte sud dell’edificio.
Non sono stati rinvenuti vani riconoscibili come latrine.16 I muri perimetrali17 sono stati costruiti tagliando l’argilla naturale (5020) e inserendovi direttamente la fondazione in cementizio con pietre calcaree di medie dimensioni; in alcuni casi la risega di fondazione, riempita con cementizio misto a pietrame, appare più larga rispetto al muro, forse per contrastare la spinta del pendio.18 L’alzato, conservato maggiormente verso ovest19, è costituito da setti murari in cementizio con inserimento di pietrame e frammenti laterizi di modesta pezzatura alternati a corsi regolari in laterizi squadrati.20 L’impianto dell’edificio ha previsto la costruzione dei lunghi setti est–ovest, quindi l’inserimento dei tramezzi divisori nord–sud. L’edificio era quasi sicuramente a due piani: lo si deduce da una probabile base di scala (5038) rinvenuta entro il corridoio e dal crollo (5259) del muro ovest dell’Ambiente 10 [5232] da cui si ricostruisce un alzato di ca. 4 m: si può ipotizzare che l’accesso al piano superiore avvenisse attraverso una scala di legno e un ballatoio che correva sopra il vicolo lungo tutto il perimetro.
Descrizione delle stanze21
Ambiente 27
Posto presso il limite ovest dello scavo, delimitato da [5218]=[5221] a sud, [5220] a nord, [5216] a est, è stato messo in luce solo parzialmente (quasi metà del lato occidentale rimane oltre il limite di scavo) e presenta un piano in argilla battuta abbastanza regolare 5233.
Ambiente 3
6.7 x 3.1 m. Delimitato da [5007] a sud, [5059]=[5210] a nord, [5216] a ovest e [5323] a est, risulta di dimensioni quasi doppie rispetto alle stanze poste immediatamente a est. Non scavato.
Ambiente 4
3.7 x 3.1 m. Delimitato da [5007] a sud, [5059] a nord, [5323] presenta una tamponatura o risarcitura [5339] e di cui è visibile la risega di fondazione realizzata con pietre legate da malta [5364] a ovest e [5018] a est, parzialmente tagliato da 5004. Dovette avere più fasi di utilizzo, di cui è stato possibile scavare e documentare solo l’ultima, che ha asportato o obliterato le precedenti. Per la descrizione dell’ambiente si rimanda pertanto alla sezione relativa alla Tarda Antichità.
Figura 26. Pianta degli ambienti 5 e 6 nell’ultima fase di occupazione del periodo Romano (Margaret Andrews).
Ambiente 5
3.8 x 3.1 m (Figg. 26, 27). Delimitato da [5008] a sud, [5037] a nord, [5018] a ovest e [5044] a est, misure come l’Ambiente 4. Presenta un battuto pavimentale composto da uno strato limo-argilloso di colore rossastro molto compatto 5106: due buche circolari di modesta profondità per l’alloggiamento di piccoli recipienti erano poste presso il lato sud-est dell’ambiente 5100/(5101), 5102/(5103). Un’ulteriore buca circolare di maggiori dimensioni 5092/(5093), foderata da uno strato di malta (5114) che reca ancora traccia della forma del recipiente contenuto, probabilmente un dolio, è stata individuata e scavata presso il lato sud dell’ambiente.
Ambiente 6
3.37 x 3.05 m (Figg. 26, 28). Delimitato da [5008] a sud, [5037] a nord, [5044] a ovest e [5033] a est. Un battuto pavimentale 5115 presenta alcuni tagli, localizzabili presso gli angoli dell’ambiente: una grande buca circolare presso l’angolo sud-ovest dell’ambiente 5110, la cui spoliazione è individuabile nell’allargamento del taglio verso sud, corrispondeva a un dolio di cui sono stati rinvenuti numerosi frammenti nel riempimento (5109); un’ulteriore buca, di modeste dimensioni, forse funzionale all’inserimento di un piccolo recipiente, è stata individuata presso l’angolo sud-est dell’area 5118/(5117). Presso l’angolo nord-ovest alcuni frammenti di vasellame in gran parte ricostruibili, frammenti marmorei lavorati e una macina in pietra vulcanica, erano immersi nel battuto e coperti da uno strato databile alla rioccupazione tarda.
Ambiente 7
3.4 x 3.1 m (Fig. 29). Delimitato da [5008] a sud, [5037] a nord, [5033] a ovest, [5043] a est. Lo scavo di questo ambiente ha rivelato una certa complessità stratigrafica e un riutilizzo in più fasi, come l’Ambiente 4. Come per l’Ambiente 4 è visibile la risega di fondazione [5163] del muro [5033] costituita da pietre e malta, probabilmente necessaria per contrastare la spinta del pendio soprastante. Lo strato di battuto 5171 presenta numerosi tagli, anche in questo caso generalmente realizzati presso le strutture murarie: nell’angolo sud-ovest dell’ambiente, come nell’Ambiente 6, è stato individuato un taglio circolare 5132 (5131) molto ampio e profondo più di un metro, interpretato come buca per l’alloggiamento di un dolio; un taglio circolare 5151 (5150) è stato individuato lungo il muro [5043]; lungo il limite nord dell’ambiente era presente una ulteriore buca circolare per l’alloggiamento di un piccolo recipiente 5178/(5177). Alla medesima fase di vita dell’ambiente infine è riconducibile un focolare posto al centro dell’ambiente, composto da un anello di pietre (5170) poggianti su una base di ciottoli e pietrisco disposti in forma rettangolare (5184) con orientamento nordovest–sudest: all’interno del focolare era presente uno strato fortemente carbonioso con frammenti di ceramica, relativo all’ultimo utilizzo (5183).
Ambiente 8 (Fig. 30)
Delimitato da [5008] a sud, [5037] a nord, [5043] a ovest, risulta solo parzialmente visibile, poiché continua sotto la sezione orientale dello scavo. Un taglio 5061/(5062) sembra averne asportato l’originale pavimentazione, forse in cocciopesto—come testimonierebbero un frammento, apparentemente in situ presso il limite della sezione e un frammento riutilizzato nell’angolo sudovest dell’ambiente—arrivando a livello di uno strato di cementizio (5063), forse parte della risega di fondazione di [5043] e verso est a una superficie compatta di consistenza limo-sabbiosa e di colore giallo (5066).
Ambiente 28
Delimitato da [5209] a sud, [5244]=[5239] a nord, [5240] a est e messo solo parzialmente in luce presso il limite occidentale di scavo, presenta un probabile battuto in argilla 5427.
Figura 31. Pianta dell’ambiente 25 e degli ambienti circostanti nell’ultima fase di occupazione del periodo Romano (Margaret Andrews).
Ambiente 25
5.17 x 3.51 m (Figg. 31, 32). Delimitato da [5209] a sud, [5244]=[5239] a nord, [5240] a ovest, [5232] a est, presenta un battuto pavimentale 5441 sul quale si imposta, nell’angolo nordovest, una costruzione di forma quadrangolare in cementizio rivestita di cocciopesto [5421], [5422], [5423] interpretata come vasca per la raccolta delle acque (1.1 x 1.2 m); un foro passante sul lato orientale della struttura conserva all’interno parte della conduttura originale in piombo (Fig. 33). Va notato che all’interno della vasca sono state trovate una grande quantità di tegole (5424), forse relative alla copertura originaria della stanza.
Ambiente 10
5.24 x 3.5 m. Delimitato da [5209] a sud, [5244]=[5239] a nord, [5232] a ovest e [5097] a est (parzialmente asportato da 5004). Non scavato.
Ambiente 11
Figura 34. Pianta degli ambienti 11 e 12 nell’ultima fase di occupazione del periodo Romano (Margaret Andrews).
3.9 x 3.5 m (Figg. 34, 35). Delimitato da [5086] a sud, [5244]=[5239] a nord, [5097] a ovest e [5090] a est, parzialmente sotto il limite di scavo settentrionale. A ca. 1 m dall’angolo tra [5086] e [5090] sembra possibile ricostruire la presenza di una soglia, tagliata da 5004. La pavimentazione è costituita dal battuto 5185 che presenta al centro della stanza un’area ricca di ceneri e carboni (5186), con un frammento di cocciopesto posto di piatto, interpretata come un’area di cottura. Nell’angolo nordest è stato individuato un taglio circolare 5369/(5368), riferibile a una buca per alloggiamento di un contenitore di piccole dimensioni.
Ambiente 12
3.6 x 3.5 m (Figg. 34, 36). Delimitato da [5086] a sud, [5244]=[5239] a nord, [5090] a ovest e [5089] a est, parzialmente sotto il limite di scavo settentrionale. Come per l’ambiente precedente sembra possibile riconoscere la presenza di una porta a ca. 1 m dall’angolo tra [5086] e [5089]. Uno strato compatto di consistenze limo-argillosa e colore marrone chiaro è riferibile al battuto pavimentale 5161, su cui si imposta, al centro dell’ambiente, un probabile focolare, composto da un accumulo di pietre di piccole dimensioni apparentemente disposte in senso circolare, associato, immediatamente a nord, a uno strato di carbone al cui interno si distingue ceramica in frammenti ma parzialmente ricostruibile (5162). Nell’angolo sud-orientale, analogamente all’Ambiente 11, un taglio circolare 5373/(5372), può riferirsi a una buca per alloggiamento di un contenitore di piccole dimensioni.
Ambiente 13
3.8 x 3.6 m (Fig. 37). Delimitato da [5086] a sud, [5244]=[5239] a nord, [5089] a ovest e [5088] a est, misure come Ambiente 4, parzialmente sotto il limite di scavo settentrionale. Il piano pavimentale costituito da una superficie in argilla 5340 presenta presso [5086] uno strato di forma rettangolare composto da argilla fortemente rubefatta (5085)=(5351), identificabile con un piano di cottura, presumibilmente in fase con quelli presenti nelle stanze adiacenti. Nell’angolo nord-est dell’ambiente un taglio, 5360/(5361), di forma rettangolare (1 x 0.40 m) presentava all’interno una doppia sepoltura infantile: lo scheletro deposto inferiormente (5395*), orientato ovest–est, in cattivo stato di conservazione, poggiava su una tegola rotta in tre frammenti (Fig. 38). Era coperto dalla tegola su cui era deposto un altro infante (5383*), orientato sud–nord, meglio conservato (Fig. 39). La fossa era stata infine riempita e sigillata con una grande quantità di tegole (5361) e coperta da un pavimento di terra battuta (5099). Due blocchi squadrati lungo [5089] potrebbero essere interpretati come sostegni per una panca in legno.
Ambiente 15
3.5 x 3.5 m. Delimitato da [5086] a sud, [5244]=[5239] a nord, [5087] a ovest e [5245] a est, parzialmente sotto il limite di scavo orientale. Nella parte esposta presenta un piano pavimentale in battuto 5180, simile ai precedenti.
Ambiente 19
3.55 x 3.5 m. Delimitato da [5244]=[5239] a nord, [5245] a ovest e [5247] a est, visibile solo il lato settentrionale. Nella parte esposta presenta un piano in argilla 5252, probabile battuto pavimentale.
Ambiente 20
Delimitato da [5244]=[5239] a nord, [5247] a ovest, [5352] parzialmente a est, visibile solo il lato settentrionale. Nella parte esposta presenta un piano in argilla 5253, probabile battuto pavimentale. Rimane incerto se la stanza costituisca il limite orientale dell’edificio, poiché la struttura muraria [5352] non si lega a [5244] ma è interrotta presso l’angolo nord-est, forse intenzionalmente, o forse per effetto delle arature 5091 che in questa area hanno intaccato profondamente le strutture.
Ambiente 30
Delimitato da [5244]=[5239] a sud e [5457] a est, è visibile solo l’angolo sud-orientale. Non scavato.
Ambiente 31
Delimitato da [5244]=[5239] a sud, [5457] a ovest e [5461] a est, è visibile parzialmente solo il lato meridionale. Non scavato.
Ambiente 14 e 23
Ambiente 14: 3.6 x 3.7 m. Delimitato da [5086] a sud, [5244]=[5239] a nord, [5088] a ovest e[5087] a est.
Ambiente 23: 3.7 x 3.65 m. Delimitato da [5244]=[5239] a sud, [5249] a nord, [5248] a est e [5272] a ovest, misure come Ambiente 4. Questi ambienti furono connessi per formare un’unità di due stanze. L’Ambiente 14 era connesso al vicolo da una porta, evidente nel muro a sud [5086], mentre l’Ambiente 23 era collegato unicamente all’Ambiente 14. In ambedue gli ambienti le varie fasi di attività si dividono in due periodi principali, il primo dal ca. 250 al 350 d.C. e il secondo dal 350 al 450 d.C.
Nella prima fase (Fig. 40), l’Ambiente 14 aveva un battuto pavimentale in argilla 5465 su cui era impostato, presso il lato meridionale dell’ambiente, un focolare composto da un anello di pietre (5404) con all’interno una forte concentrazione di carboni (5403). Nel’Ambiente 23 c’era pure un battuto, 5406, tagliato nell’angolo nord-occidentale da una buca di forma circolare 5306, al cui interno erano ancora presenti due strati, rispettivamente composti da malta (5415) e argilla (5314), riferibili all’allettamento di un dolio (Fig. 41). Più tardi questa superficie viene coperta da un nuovo piano in argilla 5405 e apparentemente subito dopo da un altro strato di argilla 5386, altrettanti probabili battuti pavimentali. A questo momento va riferita la costruzione di [5250] e [5251] che racchiudono l’angolo sud-orientale e creano un piccolo ambiente interno (ca. 1 x 1 m), l’Ambiente 26, interpretato come armadio: quest’ultimo vano presenta un piano in argilla 5258, probabile battuto pavimentale, in fase con il battuto 5386 dell’Ambiente 23. Un taglio circolare 5388/(5389) di ca. 80 cm di diametro, posto nell’angolo sud-occidentale dell’Ambiente 23, è riferibile a una buca per contenitore di medie dimensioni (Fig. 42).
Nell’ultima fase dell’occupazione, nella prima metà del V secolo d.C., fu creato un secondo battuto 5120 fu creato (Fig. 43). Esso presenta un taglio circolare 5160/(5159) nell’angolo sud-orientale dell’ambiente, interpretabile come buca per contenitore di medie dimensioni, e un taglio di forma ovale 5341 presso il limite settentrionale della stanza, il cui riempimento (5342) conteneva una grande quantità di frammenti di malta, probabilmente posta in origine sul fondo del taglio per l’alloggio di un contenitore di medio-piccole dimensioni, analogamente agli Ambienti 5 e 7. Nell’Ambiente 23 l’ultimo battuto in argilla 5256 fu creato tra il 350 e il 450 d.C: in esso viene prima operato un taglio 5304 per l’asportazione del dolio contenuto in 5306 (Fig. 44); il riempimento (5305) del taglio 5304 conteneva un grande quantità di materiale ceramico, probabilmente resti di un pasto rituale.
Questo riempimento viene a sua volta tagliato da 5296/(5297), una sepoltura di infante orientata sud-nord (5295*) posta su un frammento di tegola (Fig. 45). Lungo [5272], viene operato un ulteriore taglio 5315/(5316) per una sepoltura sovrapposta di tre infanti (Fig. 46): quella inferiore (5334*), orientata sud-nord, in cui l’infante era deposto su una lastra di marmo [5336] e coperto a sua volta da una struttura in laterizio [5318], [5325], [5326], [5327], [5330] (Fig. 47) su cui poggiava un secondo scheletro (5317*), con medesimo orientamento, coperto da una tegola [5324] (Fig. 48); sopra di essa un ulteriore taglio 5292/(5293) nella superficie di 5256 conteneva il terzo corpo (5291*), in pessimo stato di conservazione, deposto in fossa terragna (Fig. 49). Non è possibile affermare con sicurezza se le sepolture siano relative ancora a un momento di occupazione dell’area, visto anche che i tagli intaccano il taglio di spoliazione 5304; è possibile solo dire che vennero create in un momento in cui la struttura non era ancora crollata, poiché risultavano tutte coperte dagli strati di distruzione relativi alla fase successiva (IV).
Ambiente 22
Delimitato da [5244]=[5239] a sud, [5249] a nord, [5248] a ovest e [5246] a est, rimane parzialmente oltre il limite nord-orientale di scavo. Nella parte esposta presenta un piano in argilla 5255, probabile battuto pavimentale.
Ambiente 21
Delimitato da [5244]=[5239] a sud, [5246] a ovest e [5446] a est, è visibile parzialmente solo il lato meridionale, il resto prosegue oltre il limite di scavo settentrionale. Nella parte esposta presenta un piano in argilla 5254, probabile battuto pavimentale.
Fase III: Porta e ambiente 17 (350–450 d.C. ca.)
Dopo la costruzione della strada e dell’edificio principale, vengono costruite una porta di accesso e una piccola stanza, denominata Ambiente 17, lungo il lato meridionale della strada basolata. Solo parzialmente rivelate e scavate rispettivamente negli angoli sud-est e sud-ovest dell’area di scavo, entrambe le strutture erano orientate 20 gradi più a ovest rispetto all’edificio e alla strada (cfr. Fig. 11). Non è chiaro con quali strutture ciascuna di esse fosse associata. Il loro orientamento, tuttavia, si sovrappone a quello di alcune strutture rivelate dalla magnetometria nei campi a sud dell’area D e verso ovest, a sud della residenza imperiale.
La struttura posta nell’angolo sudovest dello scavo, denominata Ambiente 17 (Fig. 50), consiste in tre murature sottili (45 cm) [5198], [5199] e [5200], mentre l’ultima struttura muraria che chiudeva l’ambiente giace verosimilmente sotto il limite sud dello scavo (Fig. 51). I muri sono conservati tutti allo stesso livello delle fondazioni e assomigliano molto a quelli dell’edificio principale, soprattutto nei materiali da costruzione. L’angolo nordest, formato da [5200] a est e [5199] a nord, era costruito sopra la spalletta meridionale [5279] di una canaletta con andamento E–O lungo il presunto limite meridionale della strada basolata, presumibilmente nella sua fase originale (cfr. Fig. 9).
Il piano di occupazione più recente 5197, coperto da uno strato di distruzione (5201), databile al VI–VII sec. d.C. e associabile alle vicine strutture rettangolari, conteneva ceramica databile al periodo 350–450 d.C. Oltre a un taglio 5436 con un riempimento nero sciolto (5437) nell’angolo nord-est della struttura, lungo il muro orientale, verso sud è stata trovata una concentrazione di materiale carbonioso. Nell’angolo sud est dell’area scavata l’ambiente conteneva una buca 5432 con una inzeppatura di pietrame lungo il bordo e un’altra buca 5459 con funzione non chiarita con un riempimento (5460) databile al IV–inizi V sec. d.C.
Approssimativamente 22 m verso est, nell’angolo sud-est dello scavo, sulla strada si trova una struttura interpretata come una porta (Fig. 51). Dalla superficie della strada basolata vennero rimossi alcuni basoli lasciando libera un’area a forma di L dove è stato inserito un muro orientato SE–NO [5030] con un prolungamento [5028] sul lato orientale, orientato SE–NO, che corre verso il limite di scavo sud per ca. 70 cm. La struttura muraria è unica in questa area di scavo, composta da tufelli in tartara tagliati accuratamente, al contrario dei tufelli arrotondati, solo rozzamente rettangolari, usati nelle strutture murarie dell’edificio principale (Fig. 52).
Il muro [5030] si estende dal limite orientale dello scavo per circa 3 m verso ovest. Un frammento di muro si allunga dal lato settentrionale verso nord, approssimativamente 35 cm dal limite orientale dello scavo mentre a est di esso, tra esso e al limite dello scavo, uno strato di cementizio (5070) riempie il vuoto (5071) lasciato dalla rimozione di un basolo. Non è chiaro che funzione abbia questo strato. Immediatamente a ovest del frammento di muro un’area di forma emisferica è stata creata lungo il lato settentrionale di [5030], simile a una nicchia, e appena a ovest di essa, un basolo (5140) è stato riutilizzato ponendolo in verticale contro la parete nord del lato occidentale, circondato alla base da cementizio: la posizione di questo basolo suggerisce che si tratti di un paracarro, addossato ai lati dell’entrata di una porta per prevenire i possibili danni provocati dai veicoli in transito. A supportare l’interpretazione della struttura come porta si trova una buca circondata da pezzi arrotondati di pietra, posta sul versante meridionale di [5030], vicino alla parte terminale occidentale del muro e allineata con il basolo paracarro sull’altro lato del muro: sembra quindi che potesse esservi inserito un largo palo di legno per un cancello o un portone.
Circa 1.5 m verso ovest, oltre una porzione intatta di basolato, si trova un’altra area da cui sono stati rimossi dei basoli (5069), riempita anch’essa con cementizio (5068), che circonda un frammento di una struttura muraria [5019] orientata SE–NO, perpendicolare a [5030]. Di [5019] sono stati messi in luce solo 45 cm dal limite meridionale di scavo, dove comunque sembra avere una chiara conclusione allineata al limite occidentale di [5030] (Fig. 53). Questo frammento di muro può essere servito come la metà occidentale della supposta porta, ma il suo orientamento perpendicolare a [5030] suggerirebbe che servisse come elemento centrale per un doppio portale, fiancheggiato sia a est che a ovest da ca. 1.5 m di ampiezza per il passaggio e un altro elemento murario a specchio rispetto a [5030]. Tuttavia, essendo tutti gli elementi supposti a ovest di [5019] oltre il limite occidentale di scavo, è impossibile determinare sia la forma completa della supposta porta, sia la natura dell’area a sud di essa, a cui apparentemente si connette.
Come terminus ante quem per la costruzione di [5030] si considera un deposito/accumulo (5014) databile a VI–VII sec. d.C. sopra (5070) e buona parte della strada basolata. Più specificamente un deposito (5031) nell’angolo interno tra [5030] e [5028] conteneva materiale databile tra 300 e 400 d.C. Questa datazione, unita all’allineamento delle facce settentrionali di [5030] e di [5019] con la faccia nord del muro [5199] dell’Ambiente 17 più a ovest, suggeriscono fortemente che la porta e l’Ambiente 17 fossero associati in un’unica area edificata lungo la parte meridionale della strada, databile tra 350 e 450 d.C.
Fase IV: distruzione e primo abbandono dell’edificio (ca. 450 d.C.)
Sembra di individuare una fase abbastanza protratta di abbandono dell’edificio prima della sua distruzione. In alcuni ambienti sono stati rinvenuti strati abbastanza ricchi di materiale ceramico e frammenti di malta, interpretati come il momento dell’abbandono dell’edificio: (5168) in Ambiente 11, (5158) in Ambiente 12, (5099) in Ambiente 13. In questo periodo si verifica l’asportazione intenzionale e sistematica dei dolia e delle olle, testimoniata dall’allargamento dei tagli in cui erano alloggiati negli ambienti, evidente nell’Ambiente 7 con i tagli 5132/(5131), 5136/(5135), 5139/(5138), 5151/(5150) e probabilmente nell’Ambiente 23 con il taglio 5304/(5305)
Diversi aspetti dell’area scavata suggeriscono che l’eventuale crollo dell’edificio principale durante il V sec. d.C. fosse dovuto a un movimento localizzato nell’argilla di substrato della collina su cui l’intera struttura è stata edificata. Il terreno sembra essersi mosso lungo il fianco della collina verso est. La più evidente testimonianza di questo movimento può essere vista nel salto di quota di ca. 1.5 m della strada lungo l’area sud dello scavo e nella frattura delle murature lungo l’asse E–O e nelle relative fondazione nell’area occidentale dello scavo (Figg. 55, 56). Da queste evidenze sembra che il movimento sia stato di tipo sussultorio lungo tutta la superficie della collina.
Molte delle murature ([5244], [5232], [5097], [5088]) mostrano deviazioni o curvature rispetto al loro naturale allineamento, probabile risultato di un ulteriore slittamento del terreno o createsi in conseguenza dello slittamento causato dal crollo dell’edificio. L’innalzamento di questi muri sottili orientati N–S si riduce lungo il pendio verso est, come risultato della pressione esercitata dal terreno in smottamento da ovest. Comunque, senza l’apporto degli imponenti strati di distruzione presenti su entrambi i lati, questi muri più sottili sarebbero collassati sotto una tale forza. L’alterazione nel loro allineamento sembra in ogni caso avvenuta più probabilmente dopo la distruzione dell’edificio e probabilmente molto poco dopo, come parte dello stesso slittamento del terreno.22 Rimarcabile è la conservazione dell’intero elevazione del muro occidentale dell’Ambiente 10, crollato verso est lungo il pendio della collina (Fig. 56).
Buona parte del materiale da strati di distruzione nel blocco meridionale delle stanze e lungo il portico appartiene alla fase più recente di rioccupazione, mentre sono state rinvenute tracce di incendio nell’Ambiente 28 (5420), ma non è chiaro se esso vada direttamente associato al crollo dell’edificio. Depositi più estesi di materiale da distruzione sono stati trovati entro quasi tutta l’area delle stanze settentrionali, come (5400) in Ambiente 9=18, (5141) in Ambiente 11, (5137) in Ambiente 12, (5157) in Ambiente 15. Essi testimoniano, ad un certo punto, il collasso almeno parziale dell’edificio.
I materiali rivenuti nella stratigrafia indicano che l’edificio venne abbandonato attorno alla seconda metà del V secolo d.C. Il frammento più tardo è stato trovato dentro l’ultimo riempimento della canaletta: si tratta di uno spatheion, che si data tra 450 e 470 d.C. almeno fino a metà del VI secolo d.C., quando l’area venne parzialmente rioccupata. Si è notato infine che negli strati di distruzione, oltre a materiale databile dal periodo 430–450 fino al 470 d.C., sono presenti numerose monete databili da età Costantiniana fino al 380 d.C.
1 Nel corso delle campagne di scavo responsabili di settore sono stati la scrivente (2007–2009), Ryan Ricciardi (2007–2008), Margaret Andrews (2008–2009), Andrea De Sanctis (2007), Tom Morton (2007), Ali Ait Kaci (2008). Durante gli anni hanno partecipato allo scavo con grande passione Bianca Carpeneti, Giuseppe Castellano, Sofia Cecchi, Beatrice Cernuta, Luke Fentress, Tyler Franconi, Guido Guarato, Kahina Guernane, Amanda James, Olga Magoula, Carolyne Newton, Attilio Peruzza, Jacopo Russo, Kevin Williams e numerosi studenti del Liceo Classico di Anagni, tra cui meritano un ringraziamento speciale Giulia Ranelli e Dario Ronzoni per l’entusiasmo e la “fedeltà” dimostrati negli anni.
2 Condotte dalla British School at Rome nel 2007.
3 Poiché sia la strada sia i muri interessati da 5004 ne risultano tagliati completamente, per comodità nella redazione dei rapporti stratigrafici, a queste strutture sono stati attribuiti due numeri, poi eguagliati, per le porzioni a ovest e a est di 5004.
4 Gli ambienti (compresa la strada) hanno ricevuto, in corso di scavo, una numerazione progressiva per permetterne una più facile e veloce identificazione.
5 Il vicolo-corridoio è stato identificato con il numero 9 nella porzione a est del fossato 5004 e con il numero 18 nella porzione a ovest del fossato 5004.
6 Situazione già ipotizzata nel 2008 per l’Ambiente 7, presso il limite est del saggio.
7 Cfr. Fentress-Goodson-Maiuro 2009, p. 8 e note 3–6. Nel 2008, all’interno dell’Ambiente 7, è stata rinvenuta un’ulteriore sepoltura di infante, risultata relativa alla fase del abbandono finale dell’area.
8 Va rilevata la presenza in giacitura secondaria nell’area di materiale ceramico databile a I-II secolo d.C., forse da mettere in connessione a questa prima fase di utilizzo.
9 Cfr. Soren 1999, tavv. 61–62 (per la fenomenologia del crollo entro ambiente); fig. 106, tav. 71 (frm. di intonaco da soffitto, in B. Maurina, Gli affreschi, in Soren 1999: 433–442).
10 Anche tra gli Ambienti 3 e 4 sembra esistesse un passaggio, chiuso in un momento non definibile da una tamponatura [5339], ma la mancanza di ulteriori elementi ha impedito di verificare la cronologia di questo intervento.
11 Lo scavo dell’area orientale dell’edificio ha permesso di riconoscere almeno due rifacimenti del battuto pavimentale all’interno dell’Ambiente 23.
12 Durante lo scavo si è però notata, negli Ambienti 5, 7 e 11, la presenza di singoli blocchi di cocciopesto posti di piatto in corrispondenza del centro della stanza (5046), (5034), (5186); nel caso dell’Ambiente 11 essi insistevano su un’area di bruciato, corrispondente a un probabile focolare. Sulla loro interpretazione come possibili resti di pavimento provenienti dal piano superiore non ci sono elementi decisivi. Sulla possibilità che si tratti di piani per focolare si veda il confronto con la villa dell’Auditorium in Carandini, D’Alessio, Di Giuseppe 2007, 15, fig.8 (piano di cottura composto da due laterizi affiancati). Invece il rinvenimento all’interno dell’Ambiente 8 di frammenti di cocciopesto in maggiore quantità (in un caso in situ) porterebbero a ipotizzare, almeno in questo ambiente, una pavimentazione di tale genere.
13 Ambienti 5 e 7 (5114), (5169).
14 Ambienti 6–7, 11–14 (5116), (5170), (5186), (5162), (5085)=(5351), (5404).
15 Cfr. nella Villa dei Volusii a Lucus Feroniae, in Sgubini Moretti 1998: stanza 45, 52.
16 Cfr. il caso di Settefinestre in Carandini 1985: 20 in cui si rimarca la mancanza di latrine nella pars rustica della villa.
17 Cfr. Andrews per l’analisi delle tecniche costruttive.
18 Ambiente 4 [5364], Ambiente 7 [5163], forse Ambiente 8 (5063), Ambiente 23 [5249]: quest’ultimo muro, che è quello perimetrale lungo il lato nord, era l’unico che presentava chiaramente la trincea di fondazione 5398.
19 Dove aumenta l’interro dovuto al pendio delle collina, digradante verso E.
20 Il rinvenimento di uno strato di distruzione più sottile misto a consistenti strati di argilla negli ambienti dell’area orientale dello scavo, ha fatto inizialmente pensare che l’alzato fosse realizzato in argilla pressata (cfr. Settefinestre, in Carandini 1985, 154); la supposta presenza di un secondo piano rende però difficile avvalorare questa ipotesi. La presenza dell’argilla e uno strato più sottile di macerie in questa zona è invece da ricondurre all’azione delle arature 5091, ben visibili sulle creste di tutte le strutture murarie e soprattutto all’interno degli Ambienti 12–13; l’aratro è arrivato più in profondità rispetto all’area occidentale dello scavo a causa dello spessore dell’arativo che si riduce progressivamente, seguendo l’andamento del pendio.
21 La descrizione segue l’ordine delle stanze da sud a nord e da ovest a est.
22 Per un evento simile, provocato dal dissesto del terreno, si veda il caso della villa di Poggio Gramignano a Lugnano in Teverina: Soren 1999: 43.